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FOGLIO SETTIMANALE 25/09 - 02/10

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XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO  - DOMENICA 25 SETTEMBRE 2022

SE LA RICCHEZZA RENDE CIECHI

Mentre i ricchi, stigmatizzati da Amos nella prima lettura, non si preoccupano della rovina della casa di Giuseppe, impegnati come sono a godersi la vita, riempiendola di beni e di agi, Dio ha cura dei suoi poveri. Lo ricorda il nome stesso del povero della parabola di Luca. Mentre, infatti, il ricco rimane senza nome, perché la sua incapacità di riconoscere colui che giace alla sua porta lo rende sconosciuto agli occhi di Dio, il povero possiede soltanto la ricchezza di un nome, Lazzaro, che significa «Dio ha soccorso». Egli, prima gettato a terra dall’indifferenza dei più, ora è accolto nell’intimità di Dio, al posto d’onore nel banchetto del Regno. Un abisso invalicabile lo separa dal ricco. Un abisso che è stato creato proprio dalla sua indifferenza. Ed è inutile che Lazzaro risorga dai morti per andare ad avvertire i suoi fratelli. Il vero segno che dobbiamo vedere non è Lazzaro risorto dai morti, ma Lazzaro che giace bisognoso alla porta di casa. Il grande pericolo della ricchezza è questo: più che renderci cattivi, ci fa ciechi. Il comandamento da conservare senza macchia e in modo irreprensibile, come scrive Paolo a Timòteo, è anzitutto il comandamento della carità.

Chi poggia la propria speranza e sicurezza nell’accumulo di beni scivola ineluttabilmente nell’indifferenza e nella sordità alla parola di Dio. La nostra attenzione ai poveri, nel momento presente, deciderà il nostro destino eterno.

Oggi ricorre la 108a Giornata del migrante e del rifugiato

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La Domenica

FOGLIO SETTIMANALE 18/09 - 25/09

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XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - DOMENICA 18 SETTEMBRE 2022

LA VERA RICCHEZZA É CON "L'ALTRO"

È forte il contrasto tra quanto afferma il profeta Amos, dichiarando che Dio non dimentica le opere ingiuste di chi calpesta il diritto dei poveri, e l’atteggiamento del padrone della parabola narrata da Gesù, che elogia il suo amministratore, nonostante il suo comportamento tutt’altro che esemplare. Gesù, tuttavia, loda piuttosto la sua scaltrezza, invitando i discepoli a vivere la propria onestà non in modo ingenuo, ma “scaltro”: la furbizia consiste nel vivere non per sé stessi, ma per gli altri, perché soltanto attraverso la ricerca del loro bene possiamo conseguire il senso felice della nostra vita. Corriamo spesso questo rischio: cercare un’onestà che rimane senza relazioni, perché preoccupata di sé stessa e del proprio comportamento, ma con uno stile di vita che rimane indifferente, non si lascia toccare dagli altri. La scaltrezza dell’amministratore consiste nel trasformare i beni in relazioni, perché sono gli amici, non le ricchezze possedute, ad accoglierci nelle dimore eterne. Preoccupandoci del bene degli altri, e più ancora del bene che sono gli altri, compiamo la volontà di Dio, il quale – scrive Paolo a Timòteo – vuole «che tutti gli uomini siano salvati».

Gesù loda un amministratore infedele, ma astuto e saggio nell’usare i beni della terra. Anche il cristiano deve saper trafficare con saggezza i beni, ma avendo come fine il vero tesoro, che è quello che accumula davanti a Dio.

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FOGLIO SETTIMANALE 11/09 - 18/09

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XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - DOMENICA 11 SETTEMBRE 2022

LE VIE DELLA MISERICORDIA

Nulla è più caro a Dio della misericordia. Egli non respinge ma attira, non forza ma attende. Trepida per chi si perde e accoglie con gioia chi ritorna. Sorprende e affascina chi si converte. La misericordia di Dio raggiunge il peccatore per vie diverse, talora inimmaginabili, come traspare dalle letture liturgiche di questa domenica. Dio si lascia intenerire dalla supplica umile e risoluta di Mosè a favore del popolo eletto, duro di mente e di cuore, che lo ha rinnegato con l’idolatria (I Lettura). San Paolo, conquistato da Cristo, rilegge con grato stupore la sua esperienza passata. Egli è apostolo per la misericordia ricevuta; non esita a dichiararsi il capofila dei peccatori salvati da Cristo ed è fiero d’aver beneficiato per primo del suo immenso amore (II Lettura). Sulle parole dell’Apostolo s’innestano, come in dissolvenza, le parabole della misericordia (Vangelo), nelle quali il binomio “perduto-ritrovato”, attinente al peccatore pentito, dice la laboriosa premura divina e l’attesa paziente, colma di speranza. La misericordia è il dono e lo stile permanente di Dio. C’è chi non lo comprende per grettezza d’animo, ma nel cuore del Padre c’è posto anche per lui.

Oggi il Vangelo ci offre un ritratto meraviglioso del volto di Dio-amore. Richiamare gli uomini del nostro tempo al senso del male e del peccato, significa invitarli alla gioia di Dio per ogni peccatore pentito.

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FOGLIO SETTIMANALE 04/09 - 11/09

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XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - DOMENICA 4 SETTEMBRE 2022

MESSAGGIO FELICE MA NON FACILE

Gesù non illude la numerosa folla che va con lui e detta le condizioni per seguirlo (Vangelo). Chi si fa suo discepolo, accetta di non anteporre nulla a ciò che egli propone; mette in conto il distacco da affetti e beni; valuta saggiamente le sue parole, che non sono per gente irriflessiva e superficiale; non studia accomodanti astuzie per sfuggire alla logica della croce, è invece persuaso che da essa sprigiona la forza e la gioia liberante del Vangelo. Sì, il messaggio di Gesù è felice ma non facile, esigente e impegnativo, non assopisce ma inquieta. Interroga a fondo la nostra vita che, innestata in Cristo mediante il Battesimo, si snoda sulle orme del Maestro. Solo il ricorso alla sapienza che viene da Dio, suggerisce il libro della Sapienza (I Lettura), può supplire a limiti e fragilità umane, illuminare la penombra della nostra ragione, distoglierci dall’appiattimento sulla vita terrena e proiettarci verso ciò che è gradito al Signore. Così ha agito l’apostolo Paolo (II Lettura). Con la forza mite del Vangelo, egli ha fatto di uno schiavo un fratello nel Signore e ha indicato alla società del suo tempo, quando la schiavitù era norma, la via della fraternità.

Stiamo attenti a non seguire il Cristo delle nostre fantasie, quello delle soluzioni facili, un Cristo che non sale sulla croce. Non è il Vangelo che deve adattarsi a noi, ma siamo noi che dobbiamo conformarci al Vangelo, mettendo Cristo e la volontà del Padre prima di tutto e di tutti.

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